Le Stagioni di Cechov

Come in un sogno, ovattati dal torpore del sonno, si svegliano, si tolgono la polvere dell’attesa e vivono i personaggi che compongono le trame di questo racconto. Tutto si svolge intorno ad un grande albero, simbolo della natura che cambia, muore e rinasce attraverso le stagioni. Un ambiente onirico, sospeso, ofuscato dal tempo. Una scena semplice arricchita dai curati costumi e dall’oggetto “simbolo” di ogni personaggio. Sono anime che vagano e nell’incontro ricordano attimi di quella vita che è scritta nelle pagine di Cechov.  L’arte inconsapevole di esistere e il lento passare delle stagioni della vita, metaforicamente rappresentate dal trasformarsi della natura, sono i contenuti che legano i quadri di questo spettacolo, in cui non c’è un protagonista, ma persone che vivono , perché è la vita ciò che si vuole rappresentare e il loro lento trascorrere verso un destino più grande e importante. Attimi di esseri umani, storie, vite che si accostano, si sfiorano, si incrociano ma non si annodano mai completamente, si avvicinano alla felicità ma non abbastanza per afferrarla. Attraverso una drammaturgia originale, che tenta un percorso tra le opere cechoviane, prende vita un universo poetico,  vicino e ancora capace di parlare all'uomo moderno.  Esseri umani che aspettano. Aspettano gli altri. E, come in tutti i testi di Cechov, ingannano il tempo conversando. Ciò che ad un primo sguardo può sembrare assai poco "teatrale", ossia un continuo chiacchiericcio in assenza totale di azione, si dimostra in effetti come la situazione ideale per esprimere il senso di vacuità che assedia questi esseri umani. In mezzo a tanto "filosofeggiare" su temi "qualunque", tipo il cibo, l'amore, la necessità di lavorare, la felicità, la natura, il clima, si aprono talvolta inattese voragini. I personaggi di Cechov, infatti, hanno come dei lampi di consapevolezza che illuminano la loro normalissima vita, rivelandone tutta l'inconsistenza, l'inadeguatezza e la solitudine. In quei momenti di umanissima disperazione, in cui il dramma è forse più che mai ridicolo, si esprime un sentimento del vivere decisamente moderno, inquietante ancora di più perché senza soluzione apparente, senza speranza di cambiamento.

 

Una produzione  Anà-Thema Teatro 

Regia  Luca Ferri

Con  gli attori della Compagnia e gli allievi attori del “IV Campus Teatrale Internazionale”